Rucola della Piana del Sele IGP

Rucola della Piana del Sele IGP

La rucola della Piana del Sele ha ricevuto il marchio di Indicazione geografica protetta. Il prestigioso riconoscimento dell’Unione europea, che viene attribuito ai prodotti agricoli e alimentari che godono di una determinata qualità di un prodotto coltivato in una certa area geografica, è il coronamento di un percorso iniziato nel 2018.

La Rucola della Piana del Sele diventa Rucola IGP

Il cammino che ha portato al marchio della Rucola IGP nasce grazie al contributo del Comitato promotore, sostenuto opportunamente dalla Regione Campania, dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e dall’Unione europea. L’istruttoria che ha portato a questo importante riconoscimento è iniziato nel 2018, dopo che la rucola della Piana del Sele aveva ricevuto anche il benestare del Ministero per le Politiche agricole italiano. Il 3 agosto 2020, a conclusione dell’istruttoria, è stato quindi pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il regolamento di esecuzione.

Il disciplinare che identifica la rucola IGP

Non si tratta di un mero riconoscimento. Il marchio IGP, oltre a identificare l’area geografica di riferimento del prodotto, in questo caso la rucola della Piana del Sele, focalizza anche le caratteristiche del prodotto. A questo scopo, viene sancito un rigido disciplinare che definisce ogni aspetto: la denominazione specifica, le caratteristiche organolettiche del prodotto, la zona di produzione e i metodi di coltivazione del prodotto. Affinché il prodotto venga riconosciuto come Rucola IGP, quindi, occorre che siano rispettate tutte le caratteristiche del prodotto. Solo quando ciò avviene, a tutela del consumatore, viene apposto un apposito bollino che sancisce l’originalità del prodotto.

Il successo della rucola della Piana del Sele sui mercati di tutto il mondo

Quello della rucola è un successo vero e proprio, che si è andato consolidando negli ultimi anni. Basti pensare che, solamente negli ultimi tre anni, si è assistito a una crescita dei consumatori passati da 15 a 18 milioni. Questo ha significato una crescita annua di produzione pari a circa il 20% del totale, arrivando a una produzione complessiva di circa 400 mila tonnellate l’anno.

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